L’APPROCCIO CON IL LAVORO PER I GIOVANI

 

( a cura del Dott. G. Milia)

 

Da una recente indagine realizzata dalla SRS di Bisceglie (Studio Ricerche Sociologiche), in collaborazione con l’Università di Bologna, su un campione di 1500 giovani lavoratori italiani, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, è emerso che il 57% afferma che il lavoro è la cosa più importante della vita, anche se non è più l’unico ambito di identificazione o di realizzazione. Infatti, la maggioranza degli intervistati (77%) afferma che sul lavoro non ci si deve impegnare molto perché non deve interferire con il resto del tempo libero. Siamo di fronte ad una generazione che vuole uscire dall’individualismo più spinto, per migliorare la propria condizione sociale. Nasce l’esigenza di organizzarsi assieme ad altri per manifestare ed introdurre dei cambiamenti a livello collettivo. Altro dato allarmante emerso, su cui occorre riflettere, è che se da una parte c’è una gran voglia di risolvere collettivamente i problemi sociali, dall’altra i giovani non si sentono cautelati dalle istituzioni e non si riconoscono nelle forme tradizionali dei Partiti o dei Sindacati. Vediamo dunque nel dettaglio ciò che emerso dall’indagine.

 

Identificazione e senso del lavoro:

 

  • se da una parte, il lavoro è vissuto come una delle cose più importanti della vita (51%), dall’altra esiste una chiara inconciliabilità tra i problemi sociali, politici / sindacali. Infatti, mentre la maggior parte dei giovani, nel posto di lavoro parla di problemi inerenti al lavoro stesso (53%), di sport (21,4%), di tempo libero (22,3%), di questioni personali (17,9%), gli argomenti più strettamente connessi alla politica e al sindacato restano ad appannaggio di pochi (10,2%). Soltanto il 2,6% dei giovani parla spesso di religione.

 

Organizzazioni e lavoro:

 

  • alcuni elementi significativi sono rappresentati dalla visione che i giovani hanno dell’azienda o organizzazione in cui lavorano. Si sentono poco valorizzati. Ben il 40,8% degli intervistati ritiene che le proprie capacità non siano utilizzate bene e il 15,7% ritiene che siano poco utilizzate. Si sentono poco partecipi ai problemi di lavoro da affrontare e che ci sono poche opportunità di carriera o formazione professionale (57%).

 

Soddisfazione e lavoro:

 

  • seppure la maggior parte dei giovani si dichiari soddisfatta del proprio lavoro (75,5%), lo ritiene molto importante per gli aspetti personali (46,3%) e per la famiglia (41%), per la costruzione di un buon rapporto coppia (48,4%) e poco importante per gli aspetti lagati alla società, come il proprio quartiere, la città o l’Italia.

 

Prospettive future:

 

  • gli intervistati guardano al proprio futuro professionale con fiducia (79,1%), ma prospettano un avvenire più impegnato sul versante della famiglia (58,8%), in ambito associativo (49,5%) o nel lavoro stesso, magari con incarichi di responsabilità (54,2%) piuttosto che in ambito politico o sindacale. Infatti, solo il 7,9% dei giovani vede un futuro nel sindacato e solo il 14,5% in un partito o nelle istituzioni in genere. Più in generale sembra che uno dei problemi del mercato del lavoro, che preoccupa maggiormante i giovani, sia la disoccupazione (39,1% del campione complessivo) seguita dal lavoro nero o illegale (14%), dalla mancanza di adeguata formazione professionale (11,3%), dalla precarietà del lavoro (9,9%).
  • Benchè l’80% dei giovani sia convinto che il lavoro stia alla base della vita sociale e della costruzione di una solida convivenza civile, ritiene che il miglioramento delle condizioni socio-economiche di uno Stato, sia affidato più all’onestà dei politici (48,2%) che all’impegno di tutti i lavoratori (24,7%).

 

Organizzazione e condizione di lavoro:

 

  • i giovani tendono ad affidare i loro problemi professionali più all’ambito familiare o amicale (74,4%) che non al delegato sindacale (10,2%). Solo il 14,2% del campione risulta essere iscritto a un’organizzazione del lavoro, sebbene vi sia un riconoscimento dell’utilità della concertazione sindacale. Infatti, il 52,5% afferma che se i sindacati non esistessero, i problemi del Paese andrebbero peggio. Il fatto è che il 27,6% dei giovani lavora con contratti dove non è prevista la tutela sindacale. Ben il 12,5% ritiene i sindacati siano politicizzati, avvalorando l’ipotesi di una confusione tra rappresentanza politica e rappresentanza sindacale. Addirittura il 26,9% afferma di non avere bisogno di rappresentanza sindacale.

 

Giovani lavoratori e politica:

 

  • l’approccio dei giovani lavoratori con la politica è di tipo “informativo”. Mentre il 74,1% dice di essere interessato poco o per nulla, ben il 46,7% dichiara di “tenersi al corrente”. Solo il 5,1% si considera politicamente impegnato. Il dato allarmante è che il 23,8% dei giovani si dichiara disgustato.

 

Lavoro e socializzazione:

 

  • il lavoro è purtroppo un ambito dove la costruzione dei legami di socialità è sempre più difficile. I giovani che dichiarano di avere amici nel posto di lavoro sono solo l’8% il che fa riflettere circa la dimensione relazionale della nuova organizzazione del mondo del lavoro. Quando ci si incontra con i compagni e i colleghi lo si fa più per cenare insieme (66,3%), che per assumere dimensioni d’impiego collettivo sindacale (14,4%), o a manifestazioni (13%). I giovani intervistati assumono impegni con maggior facilità in associazioni religiose (73%) o nel volontariato (53,1%) che non in ambiti politici (13,6%) o in organizzazioni sindacali (10%).

 

Conclusioni: da questa indagine è emerso che per i giovani il futuro risulta essere una continua ricerca di nuovi strumenti, di nuove forme di rappresentanza in grado di consolidare il loro legame con la società che non li cautela in modo soddisfacente.

 

 

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