Dalla clonazione alla seduzione

La seduzione (se-ducere: far deviare dalla propria strada), è contrassegnata da un triste destino, quello d’essere sostituita dalla clonazione. La clonazione si presenta come artificio del mondo. La seduzione aveva mantenuto il suo aspetto nel tempo, attraverso la morale, la filosofia e la psicoanalisi, coinvolgendo necessariamente anche la sessualità. Niente oggi è più sicuro del sesso, dopo che è stato liberato dalla clonazione. La liberazione del sesso coincide con la perdita di riferimenti possibili, senza restrizioni, privandoci della realtà attraverso un immaginario che gli ruota intorno. Freud riconosceva l’esistenza di una sola sessualità, di una sola libido: quella maschile. Ma l’alternativa alle dimensioni falliche enunciate dalla psicoanalisi è rappresentata dalla potenza femminile della seduzione. Il femminile, in questa prospettiva, non è ciò che si oppone al maschile, ma ciò che lo seduce. In questo contesto il femminile non è alla ricerca di un’autonomia o di una designazione propria, non rivendica alcuna verità. Le femministe osteggiano la seduzione, percepita per quello che è: artificio che sottrae alla donna la sua verità. Il corpo viene messo in causa, il corpo come organo di riproduzione. Ma la seduzione ha a che fare con il corpo anche se non ha anatomia, dato che i suoi segni sono tutti reversibili. La potenza di seduzione del travestito deriva dalla parodia del femminile per come gli uomini se l’immaginano. Iper-realizzazione del femminile, super-simulazione del femminile che equivale a considerare la donna come modello per il maschile. Ma esiste ancora un potere fallico? O forse l’unico sesso è quello femminile e quello maschile esiste solo come espressione di un grandioso sforzo effettuato allo scopo di sottrarsi al suo dominio attraverso la clonazione? La seduzione nasce nel momento in cui il godimento cessa di porsi come fine ultimo. Il godimento non ha una strategia propria, è un’energia che deve cercare il proprio fine. L’apologia del godimento è nella pornografia, luogo dell’epifania della beanza, del godimento e del significante. La pornografia è la dichiarazione della libertà del proprio godimento senza incertezza, apertura all’oscenità radicale. All’interno di una sessualità divenuta problematica, la rappresentazione del fallo amplifica tale condizione, causata dal rischio dell’erezione mancata. Al fallo si contrappone il sesso femminile, sempre uguale a se stesso, sempre disponibile. Il grado zero della sessualità. Ciò è sufficiente per garantire al femminile la sua “superiorità definitiva al livello organico del godimento. Oggi, tanto la erettilità, la verticalità maschile, quanto la seduzione femminile rappresentano modelli in crisi. Ciò che prevale è il maschile come fragilità e il femminile come grado zero. Si rinuncia alla seduzione spesso per paura di esser sedotti e tutti i mezzi sono buoni per cercare di sfuggire a tale destino. L’isterica fa del suo corpo un ostacolo alla seduzione: il suo unico obiettivo è quello di “impietrire l’altro di rimando, con un movimento che tende a ingannare ed è soltanto il suo psicodramma patetico: se la seduzione è una sfida, l’isteria è un ricatto”. Un’isteria opposta si rintraccia nell’anoressia, nella frigidità o nell’impotenza. In queste patologie si tende a fare del proprio corpo uno specchio rovesciato, cancellandovi ogni possibile seduzione, così da generare un ricatto di segno opposto che si sostanzia in una sfida: «provate a sedurmi, non ci riuscirete!». Certo, tutta la psicoanalisi costruisce la sua riflessione intorno all’impossibilità d’amare o d’essere amati, a quella di non godere o di non far godere, ma in realtà la vera posta in gioco è data dalla seduzione e dal suo fallimento. “La sola castrazione è l’essere privi di seduzione”. Le relazioni, le parole scambiate, non sono altro che verifiche dell’esistenza della rete, consistenza di un’alternanza di segnali, di trasferimento di bit, oltre l’assenza degli interlocutori. Con la clonazione, emittente e ricevente scompaiono, lasciando il posto a due terminali in posizione di sterminio. Il bit, la più piccola unità d’informazione non è allo stesso tempo unità di senso, ma soltanto pulsione segnaletica. Alla dualità corporea e alla polarità (maschio-femmina) si sostituisce la digitalità informatica. Non ci sono più soggetti; ciascuno è il terminale di se stesso all’interno di una rete che vive di se stessa. La stessa cosa accade al corpo: “sintonizzato su se stesso, non gli resta che autogestire a livello ottimale il proprio stock di informazione”. La clonazione finisce per essere forma limite di questo processo seduttivo. Auto-seduzione che porta “dallo Stesso allo Stesso senza passare per l’Altro”. L’intimità del soggetto con se stesso si fonda ora sull’immaterialità del suo doppio, che si sostituisce alla procreazione abolendo così, d’un colpo, la Madre, il Padre, il Soggetto. A tutto ciò si sostituisce una Matrice, un codice di duplicazione dell’identico. Paradosso della clonazione: fabbricazione continua di esseri per i quali il sesso è divenuto funzione inutile. Clonazione quale stadio ultimo del processo di simulazione del corpo ridotto oramai a demoltiplicazione seriale, a formula astratta. La natura estetica assume ora consistenza politica, materializzandosi nei media contemporanei, nei quali l’originale non è mai stato presente. La tecnica, la riproduzione, entra a far parte dello stesso codice genetico dell’individuo, assumendo così l’aspetto di una metastasi cancerosa che inquina e deforma la formula di base. Il sociale si perde all’interno di un grande processo di fascinazione simbolica. Una seduzione, che non ha più nulla a che fare con la natura aristocratica dei rapporti duali, e che impone un cambiamento nel passaggio della forma del desiderio, dall’oggetto al soggetto.

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