Viviamo in un’epoca di assedio. Il nostro spazio è pieno e ai nostri occhi ci appare come una scialuppa stracolma che fatica a contenere già noi stessi e che per di più è presa d’assalto dai naufraghi che vorrebbero salirvi, condannandola inesorabilmente ad affondare.
È come dire, i “barbari” sono arrivati e da loro bisogna difendersi !
Ma se riflettiamo un attimo ci accorgiamo che i “barbari” non sono mai esistiti perché i veri barbari sono quelli che da sempre sono dentro di noi; basta osservare gli atteggiamenti incivili dei nostri giorni.
I “barbari” sono la nostra via di uscita e se non esistono bisogna inventarseli.
Senza “nemico” c’è crisi, c’è panico, si perde il punto di riferimento simbolico-politico-culturale, viene meno la “Grande semplificazione” che ci aiuta a ritrovare il nostro equilibrio e la nostra sicurezza ontologica.
Il termine straniero in origine significava nemico (dal latino hostis = ostile); in seguito fu sostituito dal termine hospes, ospite e non più nemico.
Ma ancor oggi serpeggia tra noi lo spettro dello straniero che nel nostro paese è sempre più presente e ad egli associamo gli stereotopi più spregevoli.
Lo straniero dunque diventa il nostro “capro espiatorio”. La caratteristica dello straniero è proprio la sua figura ambivalente, perché è contemporaneamente un esterno ed un interno. È proprio grazie a questa caratteristica che lo straniero diventa il responsabile della crisi sociale, nei confronti del quale la società sfoga la sua crisi per esorcizzarla.
Ma in realtà, quest’odio feroce che versiamo sullo straniero è una sublimazione di quell’odio che abbiamo in una parte di noi stessi, perché il vero straniero è dentro di noi.
È quella parte di noi che se ne infischia delle regole della società, del bene comune e che vorrebbe soltanto soddisfare i propri bisogni egoistici e tradire le regole, ossia comportarsi da “free rider”: mangiare, bere, dormire e fare l’amore.
Il riconoscimento di questo “traditore” che è in noi quando ci guardiamo allo specchio, sviluppa un odio che viene trasferito allo straniero. Il pericolo che sentiamo è proprio questo, che il “nemico” ci appaia pericolosamente simile a noi. Per questo ci viene facile ed istintivo tenerlo a distanza.
Per molti anni si è creduto di dividere l’umanità in varie “razze” a seconda delle caratteristiche somatiche delle persone. Ma questo tipo di classificazione non ha mai avuto grande successo perché le razze nel mondo sono molteplici ed è difficile tipizzarle tutte. Ammesso che si possa parlare di differenze di razza a livello biologico, non è ammesso parlare di differenze di razza a livello sociologico.
È scontato che le persone siano geneticamente disuguali tra loro, ma questo non legittima una discriminazione giuridica e sociale, che purtroppo è stata la parte integrante della nostra storia e delle nostre guerre.
Oggi più di ieri ci troviamo di fronte a una miriade di nazioni multietniche e multinazionali, ma nulla lascia prevedere che queste saranno le caratteristiche delle nazioni future. Quindi non sappiamo ancora se in questo millennio gli stati multietnici e multinazionali potranno sopravvivere insieme. Dobbiamo solo sperare di sì, vista l’inevitabile invasione “barbarica”.
LA SINDROME DELL’ASSEDIO
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